Odontoiatria e ...altro Dott.ssa Tiziana Emili
giovedì 20 dicembre 2012
giovedì 23 agosto 2012
IL RUSSAMENTO.
L’altro giorno mi ha chiamato un mio amico dicendomi che non ce la faceva più e che il russare non solo infastidiva sua moglie, ma che stava diventando un vero e proprio problema per lui stesso, quindi mi chiedeva un aiuto per smettere di russare! Chi di noi non è stato infastidito dallo spiacevole rumore del russare? Il russamento, tecnicamente chiamato “roncopatia notturna“, può essere inteso come un banale rumore emesso a ogni respiro durante il sonno, oppure può nascondere una ben più grave patologia da non sottovalutare, meglio conosciuta come Osas (Apnee Ostruttive del Sonno). Sono soprattutto gli uomini ad avere problemi di respirazione durante il sonno, si stima, infatti, che, dopo i 40 anni, almeno il 40 per cento dei maschi e il 25 per cento delle femmine russino. Russare non è solo fastidioso per chi lo ascolta, ma è molto più pericoloso per chi russa! Infatti, oltre ad essere un rumore sgradevole è il segno di una serie di eventi patologici costituiti da:
Apnee notturne;
Risvegli ripetuti (sia di chi russa sia di chi lo ascolta!)
Alterazioni degli scambi gassosi;
Sonnolenza diurna;
Alterazioni del sistema cardiologico e respiratorio.
Le cause del russare possono essere di diverso tipo:
Il malfunzionamento del naso (deviazione del setto, polipi, anomalie nella conformazione) che costringe a respirare a bocca aperta. Così la lingua viene spinta ancora più indietro. Un'ostruzione nasale, parziale o totale, può provocare tale fenomeno (episodi ipopnoici o apnoici), poiché la respirazione orale è caratterizzata da una resistenza più elevata rispetto a quella nasale.
Il fumo rappresenta un fattore di rischio a causa dell'infiammazione e dell'edema delle vie aeree superiori.
Un problema della mandibola, più piccola e arretrata del normale, che trascina la lingua verso la gola.
L’aumento del volume dell’ugola, l’abbassamento del velo palatino o l’ingrossamento delle tonsille, tutti fattori che restringono lo spazio.
L’obesità che, inevitabilmente, fa accumulare grasso anche all’interno del collo, riducendo così il diametro della gola.
Anche un'elevata alcolemia può provocare o aggravare tali disturbi, mentre non è dimostrata una precisa correlazione con il consumo abituale di alcol.
I tranquillanti, nello specifico il flurazepam e il diazepam, producono un peggioramento del fenomeno a causa di una selettiva riduzione dell'attività motoria dei muscoli della faringe, mentre la protriptilina, un antidepressivo triciclico, determina un effetto stimolante l'attività motoria delle prime vie aeree.
Apnea notturna OSAS ( obstructive sleep apnea syndrome)
Un importante elemento di predisposizione è costituito dal sesso, in quanto, come si è detto, questa turba è molto più frequente nel maschio: nelle donne il progesterone, stimolando il diaframma e i muscoli delle prime vie aeree, svolge una funzione protettiva dalla comparsa dei disturbi respiratori durante il sonno, teoria avvalorata dal fatto che il russare aumenta in menopausa. Il rumore di chi russa disturba, innanzitutto, il partner. Il grande russatore però, corre anche il rischio di disturbare se stesso e soprattutto di incorrere della Sindrome delle apnee ostruttive.
In pratica, durante il sonno profondo, la lingua tappa la gola, bloccando il passaggio dell’aria. A questo punto il rumore cessa e, dopo un po’ (da 10 secondi fino a un minuto e mezzo), il cervello capta la diminuzione d’ossigeno e rende il sonno più leggero. Così la lingua riacquista tono e si sposta in avanti, il respiro riprende e il rumore anche.
Questi alti e bassi dei livelli di ossigeno (ipossia intermittente) sono un forte stress per il cuore che, prima rallenta e, quando il respiro si sblocca, accelera di colpo. Per questo le apnee, se sono costanti e frequenti, accrescono fino al 68% il pericolo di aritmie, ictus e infarto fra i 40 e i 70 anni. Il vero problema però non è solo il rumore emesso da chi russa. Russare può rappresentare il primo sintomo della più grave sindrome dell'apnea ostruttiva nel sonno (OSAS, Obstructive sleep apnea syndrome), durante la quale si verifica il collasso totale delle pareti faringee e almeno 30 episodi di apnea della durata superiore a 10 s. Tale sindrome è caratterizzata da risvegli ripetuti, alterazione degli scambi respiratori, eccessiva sonnolenza e riduzione dell'attenzione durante il giorno e, infine, alterazioni a carico dell'apparato respiratorio e cardiovascolare (aumento del rischio relativo di malattia ischemica cardiaca e ictus celebrale, crisi anossiche gravi, cuore polmonare, scompenso cardiaco destro, arresto cardiaco e morte improvvisa).Durante gli episodi di apnea la saturazione di ossigeno nel sangue diminuisce temporaneamente, spesso in modo serio, e questo si ripercuote negativamente soprattutto sugli organi più sensibili allo stato di ossigenazione ematica:
Cuore
Cervello
Numerosi studi hanno dimostrato che l’OSA rappresenta un fattore di rischio indipendente per
Ipertensione
scompenso cardiaco
cardiopatia ischemica
Aritmie
Ictus
Deficit neuro cognitivi
Che cosa fare per smettere di russare?
Non esistono terapie vere e proprie, si possono trovare dei piccoli escamotage:
Il primo passo è dimagrire poichè il grasso nel collo e nell’addome è una delle cause.
Bere poco alcool perché questo rende il sonno più pesante e russare diventa più facile.
Non bere tisane o camomilla e non prendere sedativi. Il rischio è in questo caso quello che si rilassino eccessivamente i muscoli della gola favorendo una respirazione “sonora”.
Evitare di dormire supini, ma coricarsi su un fianco e riposare tenendo la testa sollevata con un paio di cuscini per ridurre l'ostruzione delle vie aeree.
Se la causa è un'allergia o un raffreddamento spruzzare uno spray decongestionante prima di andare a letto.
Applicare un cerottino nasale che dilata le narici e favorisce il passaggio dell'aria.
Infatti, non esiste, ora, una terapia medica di provata utilità (sono stati descritti rari casi di pazienti ipotiroidei nei quali la terapia ormonale ha notevolmente migliorato l'apnea ostruttiva nel sonno). Sono stati effettuati tentativi nella costruzione di congegni meccanici: protesi all'interno del cavo orale, sistemi elettrici che provocano una leggera scossa al sopravvenire del russare ecc., ma con scarsi risultati. Efficace nelle forme lievi si è dimostrata la terapia posturale (decubito laterale o prono con la testa posizionata più in alto del tronco, come pure una dieta ipocalorica nei soggetti obesi). Nelle forme più gravi di apnea ostruttiva nel sonno non operabili, ha dato buoni risultati l'applicazione di pressione positiva continua alle vie aeree superiori per via nasale (CPAP, Continuous positive airway pressure); sono apparecchi che insufflano aria nelle vie respiratorie mediante mascherine nasali. Questa terapia trova però il suo limite nella scarsa praticità dell'apparecchiatura e nel rischio che una sua errata regolazione provochi ipoventilazione polmonare.
Il trattamento chirurgico si basa su tre linee d’intervento:
1) migliorare la pervietà nasale (turbinectomia, correzione della deviazione del setto, adenoidectomia)
2) migliorare la pervietà della gola (resezione del palato molle, uvulo-palato-faringo-plastica, tonsillectomia)
3) avanzare la mandibola, la mascella, la lingua e l'osso ioide: MMO (maxillo mandibular advancement osteotomy).
Gli interventi di tipo maxillofacciale sono tuttavia tecniche molto aggressive e recenti (mancano quindi di un follow up adeguato), e sono pertanto da riservare alle apnee ostruttive nel sonno molto gravi.
In alternativa alla chirurgia si è cercato di trovare dei rimedi molto meno invasivi, tipo gli apparecchi mobili. Quelli utilizzabili per la cura dell’apnea notturna e del russamento sono fondamentalmente di due tipi:
1. Apparecchi per il riposizionamento anteriore della mandibola (approvati dall'FDA americana per la cura dell'apnea notturna.)
2. apparecchi per il riposizionamento anteriore della lingua (non approvati dall' FDA per la cura dell'apnea notturna)
tra gli appartenenti al gruppo 1, esistono diversi tipi di avanzatori della mandibola e non tutti quelli consigliati portano a buoni risultati. E' necessario, infatti, utilizzare apparecchi che consentano l'attivazione progressiva dell'avanzamento ed utilizzare un protocollo standardizzato che consenta di valutare i miglioramenti ottenuti. Non dimentichiamo che simili apprecchi possono avere l'effetto indesiderato di modificare l'occlusione del paziente e pertanto vanno gestiti da mani esperte e consapevoli.
lunedì 14 maggio 2012
LAVARSI I DENTI
LAVARSI I DENTI….
Lavarsi i denti…un gesto che si dovrebbe fare almeno tre volte al giorno….
Come si debbono lavare i denti? Qual è lo
spazzolino adatto? Quale dentifricio si deve usare?
Queste sono solo alcune delle
domande che quotidianamente mi rivolgono i miei pazienti…
Allora cominciamo con il dire
che:
Ø
bisogna lavare i denti almeno due volte al
giorno, ma il numero perfetto è tre: la mattina dopo colazione, dopo il pranzo
e la sera dopo cena prima di andare a dormire.
Lo spazzolino da denti deve avere delle
caratteristiche ben precise:
Ø
deve essere adatto alle esigenze di chi lo usa
per forma, misura e struttura;
Ø
le setole debbono avere una durezza media e
adattarsi alle proprie gengive;
Ø
dopo essere stato usato va pulito e asciugato
per non permettere ai batteri di svilupparsi sulla superficie per la presenza
di umidità;
Ø
quindi deve essere comodo, efficiente e pulito.
Spazzolino manuale o elettrico? Questo è il dilemma….
Esistono in
commercio diversi tipi di spazzolini elettrici. Lo spazzolino ideale dovrebbe
rimuovere la placca batterica evitando danni alla mucosa orale, cioè alle
gengive o al dente stesso. Gli spazzolini elettrici disponibili in commercio
presentano movimenti di tipo laterale (avanti-indietro), rotatorio o rotatorio-oscillante, è stato dimostrato che
questi ultimi rimuovono maggiore placca
tra un dente e l'altro. Lo spazzolino elettrico deve essere usato con una
tecnica appropriata, per evitare danni alla gengiva o al dente stesso.
La tecnica di spazzolamento
dei denti è fondamentale, poiché se errata può portare danni piuttosto che
benefici.
Lo spazzolamento in direzione sinistra-destra, che spesso si vede in televisione, è inefficace, poiché trascina la placca batterica e la deposita negli interstizi dentali dove ristagna, favorendo l'insorgere di tartaro e carie. Inoltre, tale pratica tende a distaccare la gengiva dai colletti dentali producendo le recessioni gengivali, antiestetiche e fastidiose in quanto aumentano la sensibilità al caldo e al freddo.
Per una corretta igiene orale lo spazzolino va sempre mosso in direzione perpendicolare alla gengiva, e sempre dalla gengiva verso il dente. Dunque, per pulire i denti superiori il movimento dello spazzolino deve avvenire dall'alto verso il basso, con un inclinazione di 45 gradi, per rimuovere la placca da sotto il colletto gengivale, quindi dal rosso delle gengive verso il bianco dei denti.
Per pulire l'arcata inferiore il movimento corretto è dal basso verso l'alto.
Questa 'operazione va ripetuta sia sulla parte esterna della dentatura che su quella interna, la quale viene spesso trascurata in quanto di più difficile accesso.
La pulizia della parte masticatoria dei denti posteriori va effettuata spazzolando dal dietro verso l'avanti e viceversa e solo successivamente con un movimento laterale, che favorisce la pulizia degli interstizi tra i denti.
Lo spazzolamento in direzione sinistra-destra, che spesso si vede in televisione, è inefficace, poiché trascina la placca batterica e la deposita negli interstizi dentali dove ristagna, favorendo l'insorgere di tartaro e carie. Inoltre, tale pratica tende a distaccare la gengiva dai colletti dentali producendo le recessioni gengivali, antiestetiche e fastidiose in quanto aumentano la sensibilità al caldo e al freddo.
Per una corretta igiene orale lo spazzolino va sempre mosso in direzione perpendicolare alla gengiva, e sempre dalla gengiva verso il dente. Dunque, per pulire i denti superiori il movimento dello spazzolino deve avvenire dall'alto verso il basso, con un inclinazione di 45 gradi, per rimuovere la placca da sotto il colletto gengivale, quindi dal rosso delle gengive verso il bianco dei denti.
Per pulire l'arcata inferiore il movimento corretto è dal basso verso l'alto.
Questa 'operazione va ripetuta sia sulla parte esterna della dentatura che su quella interna, la quale viene spesso trascurata in quanto di più difficile accesso.
La pulizia della parte masticatoria dei denti posteriori va effettuata spazzolando dal dietro verso l'avanti e viceversa e solo successivamente con un movimento laterale, che favorisce la pulizia degli interstizi tra i denti.
Il dentifricio….
Ormai ci sono in commercio
diversi tipi di dentifricio : dentifrici sbiancanti, desensibilizzanti, ecc.
ecc. l’importante per un dentifricio e’ che contenga fluoro che e’ utile sia
per la protezione e la remineralizzazione dei denti.
Il filo interdentale…questo sconosciuto…
La maggior parte delle persone
odia usare il filo interdentale, ma bisogna dire, che e’ uno strumento utile
alla pulizia delle superfici interprossimali dei denti, cioè degli spazi che ci
sono tra un dente e l’altro.
Ormai ne esistono in commercio
vari tipi adatti ad ogni esigenza. Per chi non ha una buona manualità esistono
dei fili montati su forcella, oppure ci
sono i fili interdentali per chi ha manufatti
protesici in bocca, tipo ponti …
Comunque è buona norma usarlo
almeno una volta al giorno, preferibilmente la sera prima di andare a dormire.
Il filo interdentale va usato
correttamente, poiché se usato in modo errato e’ causa di lesioni gengivali: va
inserito tra dente e dente, poi tirato in modo da abbracciare il dente con un
movimento che va dall’alto verso il basso, in modo da portare via la placca
batterica che si insinua tra gli spazi interdentali, non va mai usato con un
movimento avanti- indietro .
L’igiene orale dal dentista…
E poi per mantenere in salute denti
e gengive e’ buona norma fare una pulizia dei denti dal proprio dentista almeno
una volta l’anno per chi non ha problemi parodontali, nei casi di soggetti con
gengiviti o parodontiti le sedute di igiene orale variano in base alla gravità,
comunque in linea generale ogni 6 mesi.
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